“Alice nel Paese delle Meraviglie”: un viaggio metaforico alla scoperta degli stati alterati della mente, della pubertà e della ricerca dell’identità in adolescenza
- Dottoressa Fedele Denise
- 11 lug
- Tempo di lettura: 10 min
Di Dottoressa Denise Fedele: Psicologa, Sessuologa, Consulente Sessuale.

Abstract
Il racconto di Alice nel Paese delle Meraviglie offre una potente metafora psicosessuologica e psicopatologica dei complessi processi di trasformazione che caratterizzano l’adolescenza. Le metamorfosi corporee e le alterazioni percettive di Alice riflettono i profondi cambiamenti biologici, neuropsicologici e identitari tipici della pubertà, in cui il corpo e la mente si confrontano con emozioni intense, conflitti interiori e sfide sociali. La narrazione mette in luce dinamiche di costruzione identitaria, crisi di sé e simbolismi sessuali che rappresentano la femminilità in divenire. Inoltre, viene approfondita la Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie (AIWS), una rara condizione neurologica che coinvolge distorsioni della percezione visiva e corporea, spesso associata all’adolescenza e a condizioni neurologiche quali emicrania ed epilessia. Questa sindrome sottolinea l’interazione tra percezione corporea, identità psicologica e vulnerabilità mentale in un’età di sviluppo. L’opera, letta in chiave clinica, offre strumenti di comprensione e intervento nella relazione psicoterapeutica e educativa con preadolescenti e adolescenti.
Introduzione: la fiaba come specchio della psiche

Le fiabe, da sempre, veicolano archetipi e conflitti universali. Sono narrazioni che parlano all’inconscio individuale e collettivo, utilizzando immagini simboliche per rappresentare crisi di sviluppo, trasformazioni identitarie e dinamiche inconsce. Alice nel Paese delle Meraviglie è una di queste opere: non solo una storia surreale, ma una mappa psichica del passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
Lewis Carroll (Charles Lutwidge Dodgson), matematico e logico, era affetto da emicranie con aura, disturbi del linguaggio e probabilmente tratti dissociativi o ossessivo-compulsivi (Gill, 2012). Questi elementi personali sembrano riflettersi nel racconto, in cui il confine tra realtà e immaginazione si dissolve.
In ambito clinico, l’opera, data la sua narrazione surreale, è stata spesso riletta in chiave di psicoanalisi freudiana e junghiana, neuroscienze cognitive, psicologia evolutiva e psichiatria.
La figura di Alice, che attraversa un mondo dominato dall’assurdo, può essere interpretata come rappresentazione dell’adolescente alle prese con le rapide trasformazioni della pubertà e con le sfide dell’identità emergente.
La caduta nella “tana del Bianconiglio” come metafora di pubertà

Il Paese delle Meraviglie, con le sue regole instabili e i personaggi incoerenti, rappresenta il mondo interno dell’adolescente.
La scena iniziale della caduta nella tana del Bianconiglio rappresenta la rottura improvvisa della continuità infantile. È un atto involontario, improvviso e senza possibilità di ritorno.
Così come avviene il trauma evolutivo dell’ingresso nella pubertà, che può essere vissuto come “caduta” in un uno stato di incertezza e perdita di sè.
Trasformazioni corporee bizzarre
Alice, attraverso la tana, piomba in un mondo irrazionale, dove non esistono più leggi chiare e dove il suo corpo può cambiare, mangiando e bevendo sostanze misteriose che la fanno ingrandire o rimpicciolire. Tali mutamenti fisici e percettivi rispecchiano le esperienze dell’adolescente alle prese con lo sviluppo somatico in età puberale.
Alice, alle prese con il suo corpo che cambia in modo così repentino e anomalo, piange fino a creare un mare di lacrime in cui rischia di annegare. Questa immagine esprime con forza la dimensione regressiva e disorganizzata che può emergere quando il corpo diventa "un’alterità inquietante”.
Dal punto di vista neurobiologico, l’adolescenza è un periodo di elevata plasticità cerebrale, in cui le aree coinvolte nella regolazione emotiva e nel controllo degli impulsi sono ancora in sviluppo, rendendo l’adolescente più vulnerabile a emozioni intense e conflitti interiori. L’ingestione di oggetti misteriosi che provocano cambiamenti ricorda anche il rapporto ambivalente con il cibo tipico di alcune condizioni psicopatologiche, come i disturbi del comportamento alimentare e i disturbi dell’immagine corporea (es. dismorfofobia) nei quali il corpo viene vissuto come elemento perturbante.
Crisi di identità
L’identità stessa, intesa come un senso coerente e stabile di sé, non è una conquista lineare ma un processo di esplorazione, discontinuità, e ricostruzione.
Una delle domande centrali del romanzo è posta dal Brucaliffo: “Chi sei tu?”. Alice non sa rispondere, perché “non è più la stessa di prima”. Questo passaggio è emblematico della crisi identitaria adolescenziale: il Sé infantile si sgretola, mentre l’identità adulta è ancora in formazione.
Il famoso quesito infatti sintetizza perfettamente la difficoltà di Alice nell’orientarsi in un mondo assurdo, proprio come il giovane si confronta con la complessità della costruzione identitaria. In ottica psicosessuologica, questa crisi riguarda anche la costruzione dell’identità di genere e dell’identità sessuale, che non è un dato innato, ma un processo evolutivo e sociale. Alice si muove in un mondo dove le regole sono capovolte, i ruoli non sono stabili e le figure di riferimento (come la Regina di Cuori o il Cappellaio Matto) appaiono come parodie grottesche di autorità adulte.
Secondo i modelli di sviluppo dell’identità sessuale (es. Cass, 1979; Troiden, 1989), la fase adolescenziale è cruciale per l’esplorazione di sé. Il disorientamento di Alice può riflettere i vissuti di chi attraversa una transizione identitaria (es. soggettività queer, non binarietà, orientamenti in esplorazione).
In un contesto dominato da assurdità e caos, l’adolescente si sente “diverso” o “inadeguato” rispetto agli standard sociali e può sentirsi come Alice, smarrito in un ambiente che sembra non accoglierlo completamente. Le figure autoritarie e talvolte ridicole del racconto, spesso adulte, (come la Regina di Cuori) possono simboleggiare le pressioni normative culturali e familiari che l’adolescente percepisce e che spingono per la conformità e il rispetto di stereotipi spesso limitanti.
Lo sviluppo della sessualità in adolescenza

Nonostante l’assenza di riferimenti espliciti alla sessualità, la “caduta nel buco” all’inizio del racconto, può essere letto come un’immersione nell’inconscio e nella scoperta di sé, anche in senso erotico.
La curiosità esplorativa di Alice richiama la spinta pulsionale a conoscere il proprio corpo e quello altrui, in un contesto ancora privo di consapevolezza adulta.
L’atteggiamento oscillante tra paura e desiderio, tra controllo e perdita del controllo, è tipico della fase di risveglio sessuale preadolescenziale, spesso confusa, ambigua, sospesa tra fantasia e realtà.
Il corpo che cambia dimensione non è solo corpo biologico: è corpo sessuale. Alice entra in una fase liminale tra infanzia e sessualità adulta. Il suo oscillare tra stati infantili e momenti di pseudo-maturità esprime l’ambivalenza adolescenziale tra regressione e desiderio di crescita.
Il racconto elude esplicitamente i contenuti sessuali ma li suggerisce nel sottotesto. Alice si rifiuta di essere chiamata bambina, ma non sa cosa significhi diventare adulta. Questo rispecchia il conflitto erotico tra curiosità e paura, tipico della pubertà.
L’assenza di adulti affidabili nel racconto, la presenza di creature ambigue e il clima onirico creano un universo in cui la sessualità è solo intuita, mai nominata. Questa “sessualità fantasma” rimanda all’esperienza di molti adolescenti reali, spesso lasciati soli a decodificare i messaggi sessuali senza mediazione affettiva o educativa.
Alice, quindi può essere vista come simbolo di una sessualità emergente ma ancora informe, che ha bisogno di spazi sicuri per essere esplorata, narrata, validata. In ambito clinico e psicoeducativo, la fiaba può diventare strumento di alfabetizzazione affettivo-sessuale.
Il Paese delle Meraviglie e i disturbi psichici

La dimensione della mente alterata, così centrale nel racconto, richiama fenomeni neuropsicologici e psicopatologici che coinvolgono la percezione della realtà e di sé. La narrazione stessa sembra seguire un andamento disorganizzato, con continui cambi di scena, tempo e logica: elementi che rispecchiano una coscienza frammentata.
Nel Paese delle Meraviglie, il tempo si dilata, lo spazio si contrae e la stessa identità di Alice è instabile, passando da uno stato all’altro senza un apparente controllo.
Molti personaggi e situazioni del libro possono quindi essere letti come rappresentazioni simboliche di stati mentali alterati o disturbi psichici.
In risposta ad uno stress o ad un trauma, si possono sperimentare degli stati dissociativi, durante i quali la persona può sperimentare depersonalizzazione e derealizzazione.
In questi casi, le alterazioni percettive possono aggravarsi fino a diventare veri e propri sintomi psicotici, con disorganizzazione del pensiero e allucinazioni.
La Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie (AIWS)
La Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie (AIWS) è una rara condizione neurologica (spesso associato ad emicrania con aura, epilessia o infezioni virali) che prende il nome proprio dal celebre racconto di Lewis Carroll, a causa delle sensazioni di alterazione percettiva simili a quelle vissute da Alice nel suo viaggio.
L’AIWS, sebbene neurologica, sottolinea il forte legame tra cervello, percezione e identità psicologica, evidenziando come distorsioni sensoriali possano peggiorare la sensazione di sentirsi “fuori dal corpo”, vivere il tempo in modo disorganizzato, sperimentare il mondo come distante o irreale, nonché influire negativamente sul benessere psicosessuale dell’adolescente.
Si ipotizza che lo stesso Carroll soffrisse di questa patologia, cosa che gli ha permesso di descrivere le dispercezioni che caratterizzano la fiaba in modo così accurato.
La sindrome fu descritta e rinominata per la prima volta nel 1955 dal neurologo britannico John Todd, che ne illustrò i principali sintomi e le implicazioni cliniche. Essa si manifesta a livello sintomatologico con: Micropsia e macropsia (distorsioni sensoriale che fanno percepire le dimensioni degli oggetti come alterate), Distorsione della percezione temporale, Difficoltà nel riconoscere i volti e Dispercezione della distanza. Può essere conseguente a trauma cranico, Emicrania con Aura, Infezioni virali, uso di sostanze psicoattive.
Le alterazioni, inoltre rispecchiano l’attivazione anomala, dovute ad epilessia, delle aree temporo-parietali e limbiche, responsabili della rappresentazione corporea e dell’integrazione senso-percettiva (Blom, 2010). L’esperienza soggettiva dell’AIWS può influenzare profondamente la percezione del Sé corporeo e dell’ambiente, contribuendo a fenomeni di depersonalizzazione e derealizzazione.
Nella maggior parte dei casi, la sindrome si manifesta verso gli 8 anni di età e si risolve verso l'età adolescenziale, e in molti casi non richiede un trattamento farmacologico specifico se non una terapia integrata che può includere psicoterapia e, in presenza di condizioni sottostanti, farmaci antiepilettici. Da ciò è chiaro come durante la pubertà, un periodo già critico per la costruzione dell’identità corporea e sessuale, questi sintomi possono aumentare l’ansia, la confusione e il senso di estraneità dal proprio corpo.
Implicazioni cliniche e educative

Alice nel Paese delle Meraviglie si presta a una lettura multidimensionale che integra aspetti biologici, psicologici, sociali e clinici. Il racconto di Carroll diventa così uno specchio attraverso cui osservare i processi di crescita psichica e sessuale, con le sue paure, i suoi disorientamenti e le sue scoperte. Nel lavoro con preadolescenti e adolescenti, Alice può diventare una mappa narrativa per esplorare trasformazioni corporee, crisi identitarie, vissuti dissociativi e fantasie sessuali.
Educatori, insegnanti e psicologi scolastici possono utilizzare il racconto come uno strumento narrativo potente per accompagnare bambini e adolescenti in un percorso di riflessione profonda sull’identità, affrontando in modo delicato e simbolico temi legati al genere, all’orientamento sessuale e ai ruoli sociali. La fiaba offre anche un'opportunità per introdurre l’educazione sessuale in modo rispettoso e non diretto, aprendo spazi di dialogo su emozioni complesse, sulla regolazione affettiva e sulle ambivalenze tipiche della pubertà.
Il valore del racconto risiede nella sua capacità di creare una distanza protetta: i ragazzi possono parlare di sé attraverso le vicende di un personaggio, senza sentirsi esposti o giudicati. Inoltre, l’approccio simbolico permette di accedere a contenuti inconsci, facilitando l’emersione di vissuti profondi spesso difficili da esprimere razionalmente. Le scene di disorientamento, confusione o paura che caratterizzano l’esperienza di Alice possono rappresentare, a livello metaforico, eventi traumatici reali vissuti dai giovani, offrendo così un canale protetto per l’elaborazione emotiva e l’integrazione psicologica dell’esperienza.
Come professionisti della salute mentale possiamo quindi utilizzare questa fiaba, in un approccio narrativo e non medicalizzante per sostenere adolescenti e giovani adulti nei loro percorsi di sviluppo, con l’obiettivo di restituire significato e dignità alle complessità dell’adolescenza e aiutarli a riconoscere che le trasformazioni, seppur complesse e talvolta dolorose, sono parte essenziale del cammino verso l’autenticità e il benessere.
Conclusioni

Lontano dall’essere una semplice fiaba per bambini, Alice nel Paese delle Meraviglie è un potente dispositivo simbolico per comprendere la psiche in trasformazione.
Il viaggio onirico e disorientante di Alice nel Paese delle Meraviglie ci offre una rappresentazione simbolica potente delle trasformazioni profonde che attraversano la mente e il corpo durante l’adolescenza. In questa fase di vita, il confine tra realtà e immaginazione può farsi poroso, come accade ad Alice, che si ritrova catapultata in un mondo governato da logiche ambigue, regole mutevoli e corpi che cambiano senza preavviso.
L’adolescente, come Alice, può sentirsi smarrito, inadeguato, privo di strumenti per orientarsi, mentre affronta la propria crescita in una società spesso incoerente e contraddittoria.
La narrazione di Carroll, con i suoi simboli e paradossi, descrive, con un linguaggio visionario, il caos interno dell’adolescenza, l’instabilità del corpo sessuato, le prime esperienze dissociative e le crisi identitarie.
Le immagini surreali descritte dall’autore, inoltre, sembrano essere frutto di alcuni episodi di alterazione di coscienza di Carroll, causati dalla Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie, una vera condizione neurologica di cui pare soffrisse in cui la realtà si deforma davvero. Essa ha cause eziologiche diverse: può emergere durante la pubertà, durare fino all’adolescenza, peggiorando ulteriormente una fase dello sviluppo di per sé critica, e può essere trattata con un percorso integrato di psicoterapia e psicofarmacologia.
Attraverso una lettura psicosessuologica e psicopatologica, l’opera si rivela utile in ambito clinico, educativo e preventivo. Alice ci insegna che per attraversare il disorientamento occorre accettare il cambiamento, nominare la confusione, e scoprire una nuova coerenza possibile.
Come psicologi e terapeuti, possiamo accompagnare adolescenti e giovani adulti smarriti nel loro personale “Paese delle Meraviglie”, aiutandoli a ritrovare un senso nel non-senso, insegnando loro che perdersi può essere parte del processo per ritrovarsi e mostrando loro che è possibile risalire dalla tana del Bianconiglio trasformati e pronti per intraprendere un nuovo viaggio verso l’adultità e il benessere.
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